L'IMPORTANZA DEL CONTATTO E DELLE CURE PROSSIMALI


"Per essere teneri amorevoli e affettuosi, gli esseri umani devono essere stati teneramente amati e curati nei primi anni di vita fin dal momento in cui nascono, tenuti in braccio dalla madre accarezzati abbracciati e confortati."
Montague, Il Tatto


Il senso più importante del nostro corpo è il tatto, esso ha una funzione determinante in moltissimi processi fisiologici. 
Il nostro corpo è infatti interamente ricoperto di pelle ed essa è il primo organo a formarsi. L’accrescimento e lo sviluppo della pelle continua per tutta la vita e lo sviluppo della sua sensibilità dipende in gran parte dal genere di stimolazione che essa riceve. Nel neonato ad esempio il peso della pelle è circa del 20% con un rapporto pressoché identico a quello dell’adulto, a conferma di quanto la pelle sia fondamentale per la vita dell’organismo in qualsiasi momento del suo sviluppo. 
La pelle, infatti, è senza dubbio l’organo più esteso del corpo e svolge importantissime funzioni fisiologiche, difende il corpo dalle offese di tipo meccanico, dalle radiazioni, dall’invasione di microorganismi estranei, è un organo di senso, regola la temperatura e molte altre funzioni del nostro organismo. La domanda che deriva da queste prime considerazioni è quindi quale sia l’influenza sullo sviluppo dell’organismo dei vari tipi di esperienza cutanea ai quali esso è soggetto, specialmente nella prima infanzia, e soprattutto a che cosa porta eventualmente la mancanza o l’insufficienza di particolari tipi di stimolazione cutanea? Uno dei modi migliori per scoprire se una certa esperienza è necessaria e fondamentale o meno, è stabilire quanto essa sia diffusa nella classe animale alla quale appartiene e la specie in questione, in questo caso quindi nei mammiferi. 
Ciò che infatti è filogeneticamente importante con grande probabilità è anche fisiologicamente significativo.
L’importanza della stimolazione intercutanea, o cutanea reciproca, o contatto fisico tra madre e figlio, sia negli uccelli sia nei mammiferi, è stata confermata da molti ricercatori. Harlow ed i suoi collaboratori ad esempio hanno avuto modo di dimostrare con le scimmie Rhesus, quanto lo stretto contatto sia la variabile primaria che lega la madre al piccolo ed il piccolo alla madre.  Numerose ricerche sugli animali, in particolar modo nei ratti, hanno potuto dimostrare come gli animali trattati gentilmente rilevassero ad esempio una maggiore efficienza funzionale dell’organizzazione di tutti gli apparati corporei. 
Da questi e molti altri studi si evince chiaramente che quando parliamo di stimolazione tattile cutanea stiamo parlando di una componente affettiva basilare e di conseguenza di un elemento essenziale per il sano sviluppo di qualsiasi organismo. 
La stimolazione cutanea per tanto è una importante necessità biologica per lo sviluppo sia fisico che comportamentale e sopratutto nell’uomo, si è visto che questa ha un incidenza decisiva nello sviluppo dei rapporti emotivi ed affettivi. Si impara ad amare non perché ce lo insegnano ma per il fatto di essere amati, e come afferma Montague, nell’intimo attaccamento del figlio alla madre si sviluppano molteplici risposte affettive apprese e generalizzate. Le prime idee, forme di pensiero, di cui veniamo a conoscenza sono infatti quelle che ci provengono dal senso del tatto, in quanto il feto sicuramente sperimenta qualche movimento ed esercita qualche azione con i suoi movimenti quando è nell’utero.
Le prime percezioni si organizzano invece intorno alla suzione, intesa assieme come esperienza cutanea e tattile. La stessa funzione primaria dell’allattamento, ad esempio, in quanto variabile affettiva sarebbe proprio quella di garantire frequenti ed intimi contatti corporei tra il piccolo e la madre. Nel ventre materno, durante la gravidanza, il feto infatti è stato costantemente stimolato dal liquido amniotico e dalla crescente pressione del proprio corpo contro le pareti dell’utero. 
Queste stimolazioni subiscono un’intensificazione durante il travaglio, anche allo scopo di preparare gli apparati fondamentali al funzionamento post-natale. 
L’intensificarsi delle stimolazioni cutanee è particolarmente necessario al feto umano in quanto con la nascita non si conclude il periodo di gestazione ma soltanto la prima parte di questo processo che continuerà dopo il parto per almeno altri 9 mesi, come suggerisce M. Odent, definendo questo intero periodo come “primale”. 
 La visione antropologica ci spiega il perchè accade tutto ciò: l’uomo, nasce più immaturo e resta più immaturo più a lungo rispetto a qualsiasi altro animale. 
Sappiamo che, in conseguenza dell’evoluzione che ha portato l’uomo a raggiungere il gradino più alto dell’evoluzione animale, le dimensioni del suo cervello sono cresciute esponenzialmente; quando il bambino nasce la sua circonferenza cranica ha raggiunto le dimensioni massime compatibili con il suo passaggio attraverso il canale del parto.
Il bambino nasce quindi necessariamente prima che la sua gestazione sia completa in quanto il ritmo di accrescimento del cervello procede talmente veloce durante l’ultimo mese di gravidanza che la sua continuazione nel ventre materno renderebbe impossibile di fatto la nascita. La sopravvivenza del bambino e della madre richiede perciò che la gestazione nel ventre termini non appena viene raggiunto il limite delle dimensioni compatibili con il parto quindi molto prima della sua completa maturazione. 
La funzione del normale processo di travaglio e della nascita è quindi la preparazione al funzionamento post-natale. Le contrazioni dell’utero sul corpo del feto stimolano i nervi sensoriali periferici della pelle, gli impulsi nervosi vengono allora condotti al sistema nervoso centrale dove sono mediati attraverso il sistema nervoso autonomo ai diversi organi che esso innerva. L’unità biologica madre-neonato e il loro rapporto simbiotico non cessa con la nascita del bambino ma è destinato a mantenersi e a divenire anche più intenso…il corpo della madre si è preparato per tutta la gestazione a fornire al bambino tutto ciò che gli necessita per il suo benessere. 
Il bambino si nutre dal corpo della madre che lo allatta al seno sin da subito grazie alla produzione del colostro e i benefici psico-fisiologici sono reciproci e fondamentali per il successivo sviluppo.
La stimolazione cutanea derivante dall’accarezzamento, dal contatto corporeo con la madre, dalla stimolazione periorale (per mezzo dell’allattamento) potenzia inoltre nel bambino le funzioni respiratorie e l’ossigenazione del sangue. 
L’allattamento al seno quindi oltre al nutrimento garantisce al bambino un ambiente emozionale di sicurezza e di amore nel quale il piccolo nel suo insieme possa crescere in un rapporto globale con la madre. Dalla prova tangibile del corpo materno attraverso la presa delle labbra, delle mani, e delle dita al seno, il bambino sviluppa la consapevolezza del proprio corpo e di quello della madre, costituendosi di fatto il primo rapporto oggettivo, ed è la pelle ad avere il primato nelle esperienze del bambino verso il consolidamento di questi rapporti oggettivi. Nei primi sei mesi le esperienze tattili sono pertanto fondamentali per lo sviluppo dello stadio di identificazione primaria e per dare avvio in seguito al meccanismo di identificazione secondaria. 
Il contatto corporeo è quindi un bisogno fondamentale dei mammiferi e deve essere soddisfatto in quanto la stimolazione tattile è un’esperienza fondamentale per il sano sviluppo dell’individuo.Il bambino svilupperà un senso di fiducia o sfiducia a seconda delle sue impressioni sensoriali piacevoli o meno, ricevute principalmente attraverso la pelle; il senso dello spazio, del tempo e della realtà del bambino sono uniformi perché sperimentati come stabilmente piacevoli, poi percettivamente significative, ed infine come eventi che possono essere previsti. Il comportamento e le iniziative di tutti i piccoli "mammiferi" sono volti a mantenere tali comportamenti ovvero il contatto con la madre.
La deprivazione del bisogno tattile nel piccolo produrrà in lui la necessità di emettere il segnale della propria angoscia, attraverso il pianto, allo scopo di attirare l’attenzione sulle sue necessità…ecco perché i bambini piangono e vogliono stare sempre in braccio. Non sono viziati e non lo saranno se la propria madre risponderà a questo bisogno fisiologico, tutt’altro.  Affinché il neonato si sviluppi armonicamente e diventi prima un bambino e poi un adulto sano ed equilibrato le esperienze di calore, contatto e protezione, impresse sulla pelle durante la vita prenatale, devono trovare continuità anche nella vita post-natale. Se non abbiamo ricevuto un buon contatto non possiamo comunicarlo, se siamo cresciuti con poche coccole e carezze, può risultare molto più difficile toccare un neonato tenerlo in braccio e dargli mio che pero sappiamo essere un vero e proprio bisogno fisiologico.

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